La
grandezza della ruota idraulica dipendeva dalla pendenza del ruscello:
più era pendente più forza aveva l'acqua e, quindi, più grande veniva
costruita la ruota.
I cereali venivano fatti passare tra due grandi pietre dette mole, una
fissa e l'altra in movimento, collegate mediante un asse orizzontale alla
ruota idraulica esterna. La farina usciva poi da una canaletta.
Quando le pietre si consumavano erano battute con appositi martelli o
scalpelli oppure si sostituivano del tutto.
Una mola era leggermente concava e l'altra convessa.
Intorno al meccanismo c'erano delle tavole di legno che formavano una
specie di piano.
A questo congegno era collegato anche un setaccio che separava la farina
dalla crusca.
I mulini, privati o comunali, macinavano grano, granoturco, segale e orzo,
direttamente per la gente del paese oppure per le cooperative che li
compravano all'ingrosso e poi rivendevano la farina.
Un mulino ad acqua riusciva a macinare in media tre quintali di cereali al
giorno.
I mulini cessarono la loro attività, sia perché i torrenti cominciarono
ad essere sfruttati per la produzione di energia idroelettrica (e perciò
avevano una minore portata d'acqua), sia perché il sistema economico di
Auronzo cambiò e gradualmente la coltivazione dei cereali fu abbandonata.
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