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MULINI E FUCINE DELLA VAL D'ANSIEI
L'opificio sul Rio Socosta

         

Un tempo il legno era un materiale utilizzato in grande quantità nelle abitazioni e soprattutto nei fienili: per la costruzione della struttura stessa, ma anche per i ballatoi, per le imposte e per il tetto che era ricoperto di tavole di abete o larice.
A causa di questa caratteristica edilizia gli incendi, frequenti e pericolosissimi, si propagavano con estrema facilità da una casa all'altra devastando intere borgate di Auronzo.
Su iniziativa del Comune fu allora chiamato da Cella di Ovaro, in Carnia, Luigi Felice che costruì un opificio per la produzione di tegole d'argilla vicino al ponte di Malon.
L'attività fu poi continuata dal figlio Umberto ("Berto dei Cope").
L'argilla proveniva dalla località Socosta. All'inizio era trasportata dalle donne con la gerla, mentre in seguito fu costruita una teleferica azionata da un meccanismo posto a valle che consentiva lo sganciamento automatico delle casse. A quei tempi era considerato un congegno abbastanza rivoluzionario.
Il Rio Socosta presso il ponte di Malon. L'argilla veniva messa in vasche di depurazione dove, con l'acqua, si eliminavano le impurità, come sassi e pezzi di legno.
Il prodotto ottenuto si collocava in appositi stampi dove aveva un primo assestamento naturale e quindi nel forno ad essiccare.
Oltre alle tegole per ricoprire i tetti si produceva anche vasellame di uso domestico (piatti, scodelle, terrine), di semplice fattura, utilizzando il tornio a pedale.
Nell'opificio lavoravano circa venti persone.
L'attività cessò agli inizi del Novecento perché nella zona non si trovava più argilla.
Presso il ponte di Malon, vicino alla condotta dell'ENEL, si possono vedere ancora alcuni ruderi della costruzione.
Sotto la cascata c'era l'opificio che, grazie alla forza dell'acqua, metteva in funzione la teleferica per il trasporto dell'argilla ed altri piccoli meccanismi.
Le informazioni ci sono state fornite dalla Sig.ra Maria Felice.

      

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